La Montagna che Ispira: Riflessioni dalla Val Canè – di Pierluigi Donna

Carissimi Amici e Amanti della Montagna,
Oggi voglio condividere con voi un’emozione pura, un pezzo di riconciliazione con la natura che a volte sentiamo distante.
Dopo un breve periodo di pausa, finalmente, ho avuto modo di riprendere il cammino sulle alture del nostro territorio. Serviva proprio riappacificarmi con la vera essenza di questo mondo a cui l’umanità rischia di allontanarsi, almeno affettivamente visto che per allontanarsi fisicamente i tempi non sono maturi e chissà se lo saranno mai.

E mi è venuto in mente il “Pale Blue Dot”, quel punto blu pallido immortalato nello spazio, una riflessione sulla nostra insignificanza e al contempo sulla preziosità del nostro pianeta. Il professor Giorgio Vacchiano, scienziato forestale, ha recentemente riproposto questo concetto in una conferenza in San Pietro in Lamosa, ricordandoci quanto sia fondamentale la nostra cultura nel bilanciare le nostre innate propensioni alla guerra e alla pace.

Foto del Pale Blue Dot. Il puntino a destra è la terra.

Ma cos’è il Pale Blue Dot?
Il “Pale Blue Dot” (Pallido Punto Blu) è una celebre fotografia del pianeta Terra, scattata il 14 febbraio 1990 dalla sonda Voyager 1 della NASA. Al momento dello scatto, la sonda si trovava a circa sei miliardi di chilometri di distanza, ben oltre l’orbita di Nettuno.
L’immagine è notevole per diversi motivi.
È la prima e tuttora una delle più lontane fotografie della Terra mai realizzate, mostrando il nostro pianeta come un minuscolo puntino bluastro, grande meno di un pixel, immerso nella vastità dello spazio.

L’astronomo e divulgatore scientifico Carl Sagan fu l’ideatore di questo scatto e successivamente scrisse un libro intitolato “Pale Blue Dot: A Vision of the Human Future in Space”.
La fotografia e le riflessioni di Sagan su di essa sono diventate un potente simbolo della fragilità e della solitudine della Terra nell’universo. Sottolineano l’importanza della responsabilità umana nel proteggere il nostro pianeta e nel promuovere la pace e la collaborazione tra le persone, dato che “su questo puntino… ogni essere umano che sia mai esistito ha vissuto la propria vita”.

Mi viene da pensare che l’uomo, come ogni animale, abbia in sé stesso sia la propensione alla guerra che alla solidarietà e alla pace e che sia la nostra cultura a far pendere la bilancia dall’una o dall’altra parte.
Credo che i nostri monti, con i loro profumi, colori, silenzi e rumori possano essere d’aiuto.
I grandi mezzi di cui abbiamo a disposizione, in fondo, ci consentono di essere tanto più efficienti degli animali sia nell’odio che nell’amore.

Oggi gli stambecchi di Valzaroten, ad un certo punto, hanno stimato che ci fossimo troppo avvicinati al branco e gli è bastato il loro fischio gutturale chinando il capo per farci allontanare.
È stato un momento d’intesa fantastico e in fondo pacifico nonostante il reciproco affronto.

Attorno a noi, le genzianelle fiorivano, così intense che sembrava avessero assorbito in sé tutto il blu dell’universo. È lì, tra quelle vette e quei sentieri, che si impara la vera pace.
Non credete anche voi?

Buone escursioni a tutti, e che la montagna continui a insegnarci il valore della riconciliazione.

Pierluigi Donna
(con la collaborazione editoriale di Emanuele Terzo)


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