
Il Monte che non c’è.
Non conosco e normalmente non mi sforzo più di tanto per conoscere
i motivi reconditi che mi spingono a salire colli, colline, alture e monti,
ma vorrei lasciarmi andare ad una riflessione spontanea, istintiva e
molto nonsense.
Se non fossero motivazioni tanto misteriose? se non avessero niente a
che fare tutti i perché di cui ogni escursionista o alpinista è alla
ricerca da secoli e nessun convegno, dibattito, meeting o seminario ha
saputo trovare?
Se giustificazione degli innumerevoli sforzi, del dispendio di energie
fisiche e mentali, della messa in campo di organizzazioni,
associazioni, e non di rado nazioni con il solo scopo di raggiungere un
punto ben definito dell’universo, (si, potete andare dove volete, più in
alto o in basso possibile, ma siete sempre in un punto concreto e
conosciuto dell’universo) non fosse che la ricerca di un Monte che non
c’è?, di un punto, un apice che può materializzarsi solo nella nostra
mente, nei nostri sogni, nei nostri desideri?, e dunque non può
esistere materialmente?
Se così fosse, sarà continuamente vano andar per monti alla ricerca
di una fantasia? non varrà più la pena di scottarsi al sole, spremersi
fin quasi alla disidratazione, bagnarsi di rugiada e di goccioloni
temporaleschi, sudare come un mulo da soma, imprecare all’amico
che non aspetta?
Sarà logico convertirsi alla cultura del CC & PP? (centri-commerciali
& pubblicità-progresso), dove tutto c’è, tutto trovi, tutto prendi, tutto
esiste e ne hai le prove perché tocchi con mano? Mah! Non so più cosa
dire, anzi, racconterò una mia esperienza.
Un bel giorno mi sono alzato, di buon mattino, non ricordo se fosse
domenica ma non ha importanza, ho preso il mio zaino che
abitudinariamente era pronto dalla sera prima, e dopo un breve
tragitto in automobile, eccomi pronto per intraprendere la salita ad un
Monte di cui non ricordo il nome, non conosco la quota, e di cui ho
una vaga intuizione dell’itinerario.
Il percorso è breve e lungo, facile e difficile, piove e c’è il sole, fa caldo
e fa freddo, gioisco e impreco, Dopo un tempo indefinibile tocco la
cima, tocco il cielo e le nuvole, sono solo.
Ho raggiunto la mia …… esima vetta, dovrei scendere ma
misteriosamente realizzo che è inutile; sono in alto ma nello stesso
tempo sono in basso, sono salito ed anche sceso, sono confuso ma
felice.” Ma che c…o ho combinato?
Non sarò salito su di un monte che non c’è?
Confesso che ho scoperto un filone di questi monti; tanti ne ho vissuti
(si, non si può dire “ho salito” ma “ho vissuto”), tanti spero ne vivrò.
A volte non sono solo.
– Domenico Franzelli

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