La Montagna che Ispira: Ritrovare il Tempo– di Laura Lazzaroni

“Era ora.
Era ora di prendere e mollare tutto e tutti.

Un anno troppo pesante, costellato da inutili scaramucce e discussioni, incalzato da tensioni lavorative e dallo stress che il lavoro ci impone ogni santissimo, benedettissimo giorno, facendoci scordare che siamo esseri umani e che ciò che ci rende tali è la nostra parte emotiva e  non la rincorsa obbligata alla perfezione in ogni dove. Dobbiamo proprio andare a cercare noi stessi in quei luoghi del cuore dove sappiamo di poterla trovare.

“Forza ragazzi, preparate i guanti e le giacche, domani andiamo, e tu, Figlia Numero uno, avvisa Fidanzato che ci prendiamo anche lui”.

Partiamo con il respiro non troppo leggero ma con la certezza che la pesantezza si scioglierà durante il tragitto di strada che ora stiamo percorrendo, con il rischio di perderci ancora, dopo 50 anni. Quasi due ore, poco più di un centinaio di chilometri e poi, nell’ombra più maestosa di sempre, dall’alto della loro superba maestà, spuntano il Corno d’Aola e il Monte Salimmo che  ci salutano sornioni con una specie di sorriso leggermente ironico “Era ora tu ti decidessi…”

Siamo a Ponte di Legno, già sorridiamo, sistemiamo casa, bagagli, mangiamo qualcosa al volo e siamo subito catapultati in un magico film di Natale, dove tutto sembra di zucchero e miele.
Io son circondata da Elfi, dispettosi, ma ridono, ridono e ancora ridono insieme.
L’aria nei prati spolverati di neve è pungente, sembra zucchero a velo sul pandoro, ma a noi basterà comunque.

Chiamano amici per passare a salutare, arriva Jack (un Golden Retriever fifone) che non ha nessuna intenzione di camminare sulla neve e chiede asilo. Ci son scarponi ovunque guanti spaiati, calzettoni improbabili e la sera si avvicina coprendoci con quel velo malinconico che solo la montagna d’inverno ti sa regalare.

Arriva anche la mia metà della mela (mia cugina, una sorella) con altri due gnomi, dei quali il primo ormai è più alto di me. Pattiniamo sul ghiaccio, non senza portare a casa qualche livido e perdendo un paio di scarpe, giochiamo con la neve e Alice si stupisce di quanto “scrocchi” se la calpesti. Abbiamo le guance arrossate per l’aria gelida, ma è come deve essere.
Se riesci ad evitare la “gente perfetta” che usa la picozza per andare a comperare il pane o che si atteggia con l’ultimo modello di sci da competizione, e ti guardi bene attorno sembra di essere inglobati una cartolina, quella dei migliori pacchi del periodo o in una pallina con la neve.

Son stati solo tre giorni, figli due ma percepiti ventisette e con un bagno soltanto (musica tragica di sottofondo da immaginare).

Abbiamo avuto bisogno di ritrovare il tempo per noi e di riportare a galla il senso dell’umano che questo mondo rischia di farci dimenticare.
Eravamo noi, custoditi dall’Adamello, dalla sua imponenza, dalla sua magnificenza, dal freddo, dai fiocchi di neve che si potevano sciogliere al calore dei nostri cuori che si ritrovavano.
Quindi siam tornati alla realtà, sognando la prossima volta!”

Laura Lazzaroni

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